Cardiochirurgia reggina - Il Dott. Fratto: “Evitate i pregiudizi. In Calabria c’è tanta professionalità”

La recente pubblicazione sul ‘The Journal of Heart Valve Diseas’ della Cardiochirurgia del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria su un’importante rivista inglese, che si occupa delle malattie delle valvole cardiache, testimonia l’elevato standard qualitativo raggiunto da tutto il Centro Cuore del “G.O.M.B.M.M.”. La cardiochirurgia reggina nasce nel 2011 ma viene realizzata fattivamente a dicembre del 2016. È l’unica cardiochirurgia pubblica ed è costituita da una degenza ordinaria di 12 posti letto ed una terapia intensiva di 8 posti, ha due sale operatorie di cui una ibrida e si inserisce nel contesto di un centro cuore completo in cui tutto si trova su un unico livello. “È una struttura moderna ed efficiente in cui tutto è a portata di mano per offrire maggiori vantaggi al paziente – ci spiega il direttore dott. Pasquale Fratto - I tempi di trasporto del malato e la vicinanza delle varie aree rendono dal punto di vista dei risultati il senso dell’efficienza e della completezza. Emodinamica, sala operatoria e terapia intensiva sono in partica uno attaccato all’altro”. Una struttura eccellente ha bisogno di uno staff all’altezza. E perché il team sia anch’esso eccellente c’è bisogno di una valida guida che abbia una lunga e brillante esperienza.
“Dalla mia città natale Catanzaro, come tanti giovani dell’epoca, sono andato via dopo il liceo per fare l’università fuori dalla Calabria. Mi sono laureato a Milano specializzandomi in cardiochirurgia. Ho avuto poi varie esperienze tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Edimburgo e Berlino. L’ultima esperienza lavorativa è stata
per quasi vent’anni all’ospedale Niguarda di Milano”. La media dei medici tra le corsie del reparto di cardiochirurgia è molto giovane, sotto i 40 anni. “A seguito dei concorsi fatti, abbiamo avuto nell’agosto 2016 ben 60 domande per cardiochirurghi. Non è vero dunque che in Calabria non si vuole venire a lavorare. Abbiamo un gruppo molto giovane anche come anestesisti di cui molti già formati con esperienze in Italia e all’estero – continua il dott. Pasquale Fratto - Abbiamo anche uno staff di infermieri molto giovane e determinato che ha molta voglia di confrontarsi con una realtà così complessa. Siamo riusciti a costituire un gruppo di collaboratori fortunato ed efficiente”.
Non tutti i reparti però vivono una situazione di eccellenza.
“Non mi piace pensare al mio reparto come una realtà d’eccellenza. Penso piuttosto che stiamo facendo un buon lavoro con ottimi risultati e che dà alla popolazione tante risposte con numeri positivi sempre in aumento. Questo centro ha buone potenzialità e in questi anni lo ha dimostrato”. Come giudica allora la malasanità in Calabria il dott. Fratto? “La cardiochirurgia reggina dimostra come, le cose si possano fare bene anche in Calabria. Basta trovare i giusti presupposti che varrebbero in ogni parte del mondo per poter sviluppare centri d’eccellenza. Le risorse, in questo, svolgono un ruolo determinante. Avere medici qualificati scelti per capacità e competenza, dare risorse e rispettare la legalità. Basterebbe semplicemente questo”.
Il reparto di cardiochirurgia, nonostante sia un centro molto giovane, si sta distinguendo anche per innovazione. “Facciamo tanta mininvasiva, con interventi alla valvola mitrale e alla valvola ortica con piccole incisioni attraverso la telecamera fatte in modo moderno con numeri sempre in crescita. Abbiamo pazienti che credono sempre più in questa struttura”. Tra le novità del prossimo futuro, svelate dal dott. Fratto, quella del robot è un’idea che potrebbe tradursi molto presto in realtà. “Penseremo anche al robot. Ci sono tutta una serie di progetti che verranno fuori col tempo. Il nostro centro è un reparto giovane e ha bisogno di tempo per diventare davvero eccellente”. Solo per dare qualche numero la cardiochirurgia nel 2017 ha effettuato oltre 200 interventi, con percentuali sempre maggiori.
“La popolazione comincia finalmente a fidarsi di noi. Non nascondo che inizialmente c’era tanto scetticismo.
I calabresi sono abituati ad emigrare per le maggiori patologie e c’era inizialmente molta diffidenza che però poi col tempo si vince. La gente nel momento in cui vede il centro non va più via. Quello che dobbiamo ancora combattere è il pregiudizio iniziale ovvero di chi non ne vuole proprio sapere e che dà poi giudizi spesso non corretti. Non è possibile giudicare un ristorante se non ci si va a mangiare – conclude il dott. Pasquale Fratto - C’è un cattivo modello educativo perché per 30 – 40 anni la gente è andata sempre via
e quindi pensa che sia meglio andare altrove ma in questi anni stiamo dimostrando il contrario…”.